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L’intervento del rappresentante ANPI coordinamento Marche in Consiglio Regionale delle Marche: 1 febbraio 2022 sul Giorno della Memoria.

Febbraio 2nd, 2022

Il testo dell’intervento letto dal compagno Ruggero Conti

Ringrazio il Presidente del Consiglio Regionale per aver organizzato quest’appuntamento, saluto tutti i partecipati e in particolare le ragazze e i ragazzi in rappresentanza dei quattro istituti.
Sarebbe stato utile che il Tavolo della Memoria, avesse avviato una riflessione collettiva anche al fine di individuare iniziative e momenti di partecipazione più ampia.
Nonostante la pandemia sanitaria, si potevano prevedere incontri anche da remoto perché il tema non può, secondo noi, esaurirsi nella sola giornata prevista dalla legge.
Occorre calendarizzare appuntamenti per preparare un percorso capace di segnare le coscienze e dare un senso alla giornata della memoria.
La legge 211 del 2000 richiama nel suo titolo tutta la gravità di quanto accaduto: “Istituzione del “Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”.
Visto il tempo limitato, affronterò solo alcuni aspetti: 1402413D-7F52-4981-896B-3A71000241B3
L’art. 1 cita la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali. La formulazione poteva essere più completa, manca il riferimento al regime fascista di Benito Mussolini: la persecuzione dei cittadini ebrei da parte del regime fascista italiano. Chi sono italiani che hanno subìto la deportazione? Militari, antifascisti, oppositori al regime fascista, ma potremmo aggiungere testimoni di Geova, omosessuali, lesbiche, rom, sinti …
La prigionia, che cosa è stata? E’ importante capire anche come ci si è arrivati, iniziando dalle operazioni di rastrellamento programmate dai fascisti italiani, d’imprigionamento e di consegna all’alleato nazista di donne bambini e uomini. Non secondario è stato il movente economico: queste persone erano private di tutti i loro beni che poi erano ripartiti fra i maggiorenti del partito fascista.
E’ bene ricordare anche coloro che, in ruoli e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
L’art. 2 invita a far si che le scuole siano protagoniste, realizzino iniziative, momenti per approfondire le ragioni del giorno della memoria.
Una domanda semplice: è realmente applicata questa legge?
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Forse si dava per scontato che nelle scuole si studiasse l’avvento delle leggi sulla razza, si le leggi razziste, annunciate da Mussolini il 18 settembre del 1938. Questo ha creato le condizioni affinché la comunità ebraica potesse essere considerata una comunità da emarginare, da eliminare dalla vita civile, da far sparire dentro carri merci per essere sterminata nei forni crematori.
Le leggi razziali fasciste furono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari) applicati in Italia fra il 1938 e il 1945, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana. Se non si contestualizza, si fa fatica a capire di che cosa parliamo.
Con l’accordo tra Hitler e Mussolini del luglio 1944 tutti i militari internati, compresi gli ufficiali, vennero trasformati in lavoratori civili; i militari che si rifiutarono di combattere con la repubblica sociale diventarono di fatto schiavi e dovettero lavorare nelle fabbriche tedesche, ne morirono più di centomila sui seicentomila che dissero no al regime fascista.
Ecco, di questo la legge non ne parla ma noi siamo chiamati a capire nel profondo per impedire che ciò possa accadere di nuovo.
E’ chiaro e va continuamente ricordato il sacrificio del popolo Ebraico con i suoi milioni di morti che devono pesare sulle coscienze di tutti; e non dobbiamo dimenticarci il sacrificio dei militari italiani ridotti ai lavori forzati; come non vano dimenticati i tanti oppositori al regime fascista e sempre va ricordato chi ha voluto tutto questo, chi sono stati i responsabili di questa tragedia.
Due ragazze di quindici anni, in un parco di Campiglia Marittima (Livorno), avrebbero insultato, preso a calci, colpito con spunti un ragazzino di dodici anni ebreo …. Non vi parlo di un fatto accaduto 70/80 anni fa, secondo quanto riportato sulla pagina Face – book del Comune di Campiglia è accaduto l’altra domenica pomeriggio, qui in Italia, oggi! Famiglia, scuola, società possiamo veramente sentirci con la coscienza a posto?
Potrei fare un lungo elenco di atti intimidatori, di violenza, di emarginazione, di sopraffazione.
Questo ci avverte che la nostra democrazia è fragile.
Quando diciamo che quanto è accaduto in Europa non accadrà più, lo crediamo veramente o ci nascondiamo dietro la falsa illusione che salvando noi stessi abbiamo salvato il mondo?
Vediamo donne e uomini che lanciano biglietti per chiedere aiuto, o semplicemente chiedono di informare i loro parenti sulle loro condizioni, che si trovano in questo o quel campo di raccolta profughi. Questo non ci richiama alla memoria l’immagine dei biglietti lasciati cadere dai deportati nei vagoni blindati?!
Perché queste immagini non suscitano in noi la giusta indignazione? Qualcuno ha parlato di “razza marchigiana … “ non scherziamo, c’è al mondo una sola razza: quella umana.
Quando parliamo di fili spinati, della costruzione di muri a difesa dei confini, di porti chiusi, quando siamo indifferenti alle persone che chiedono la carità per sopravvivere, quando pensiamo di poter fare le graduatorie per l’assegnazione delle case di edilizia popolare escludendo o sfavorendo le persone che non hanno “sangue marchigiano” forse dovremmo riflettere ancora e ancora e ancora sulle ragioni della giornata del 27 gennaio.
Se c’è una parte del mondo che può vaccinarsi contro un virus e una parte enorme cui è impossibile per ragioni di profitto, pensiamo veramente che l’odio sia finito? Crediamo davvero che questa Europa abbia sviluppato gli anticorpi per combattere il virus del razzismo, dell’intolleranza, dell’indifferenza verso grandi e bambini che affogano in mare, oscenità che inevitabilmente portano alla guerra.
Ecco il ricordo di che cosa è stato, le ragioni, le cause, gli attori di questa disgrazia.
Sta nelle nostre mani e nella nostra capacità di ragionare, vincere questa scommessa, tenere fede a questo impegno “mai più”!

Ciao Egidia, partigiana “postina”

Maggio 27th, 2021

Ci ha lasciato la Partigiana Egidia Coccia.
Egidia fece la sua scelta giovanissima, a 19 anni abbracciò la lotta armata per la libertà, iniziando a trasportare di notte, con i somari, le armi per rifornire i partigiani fuggitivi tra il monte Ascensione e l’area di Castignano. Detta “la Postina”, non solo perché recapitava documenti, ma per la sua abilità nel decodificare l’alfabeto Morse. Il suo ruolo divenne insostituibile . F432920B-EAB6-4547-8F55-68DD661F1047

Lo spirito combattivo, la fermezza nel condannare l’orrore del regime nazifascista, la disponibilità a condividere la memoria partigiana, sono i caratteri che hanno contraddistinto la figura di Egidia fino ai suoi ultimi giorni.
Presidente ad honorem della sezione ascolana ANPI, con la sua vita intensa, pronta ad incoraggiare i giovani e a dividere con loro un messaggio di fiducia nel futuro, è stata un fulgido esempio di coerenza e coraggio, di indipendenza ed emancipazione, di ribellione ai fascismi vecchi e nuovi, per affermare sempre e comunque i valori della libertà, della solidarietà, della democrazia.
Grazie, Egidia per quello che hai donato, per quello che ci hai insegnato.

Pagliarulo al Ministro dell’Istruzione: “Il direttore dell’Ufficio Scolastico delle Marche ha devastato il 25 aprile”

Aprile 28th, 2021

28 Aprile 2021

Il Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, ha inviato una lettera al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, per denunciare il caso del Dott. Marco Ugo Filisetti, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche, il quale in una circolare agli studenti datata 21 aprile 2021 ha letteralmente manomesso il significato storico del 25 aprile
COMUNICATO STAMPA

Il Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, ha inviato una lettera al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, per denunciare il caso del Dott. Marco Ugo Filisetti, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche, il quale in una circolare agli studenti datata 21 aprile 2021 ha letteralmente manomesso il significato storico del 25 aprile.
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“Si parla di “un’Italia che si è fronteggiata per le rispettive ragioni, per i rispettivi sogni di cui era carica” – scrive fra l’altro Pagliarulo – “Dunque il direttore mette ambiguamente fascisti e antifascisti, persecutori e perseguitati, vittime e martiri tutti sullo stesso piano, tutti “con i rispettivi sogni”, con una sorta di pari dignità morale e di valori ideali. Francamente, mi sembra un’affermazione indegna”. “Sono ignorate – prosegue – “parole chiave come lotta di Liberazione, fascismo e nazismo, partigiani e Resistenza, ma anche ragione e torto, libertà e dittatura. Aggiungo che l’intero messaggio è infarcito di retorica militarista e di sapore nazionalista”.

“Ne emerge – conclude Il Presidente dell’ANPI – “un quadro devastato del significato della festa della Liberazione. Penso che ci siano tutte le condizioni perché vengano assunti provvedimenti immediati per impedire il ripetersi di messaggi inaccettabili e per tutelare la verità storica, la dignità del lavoro di tanti insegnanti che svolgono il loro importante ruolo educativo nella costruzione di cittadini consapevoli, il diritto dei discenti ad avere una formazione che corrisponda ai valori fondamentali della nostra Carta costituzionale”.

L’ANPI, nei prossimi giorni, organizzerà una conferenza sul tema: “L’istruzione e l’antifascismo: un legame costituzionale”.

L’UFFICIO STAMPA ANPI

28 aprile 2021

Pietro Perini, questo sofferto 25 Aprile

Aprile 26th, 2021

Buongiorno a tutte e a tutti.
Ieri era il 25 Aprile, la Festa della Liberazione, la nostra Festa, il Compleanno di tutti gli Italiano che hanno festeggiato i loro 76 anni di Libertà dal Nazifascismo. Per il secondo anno consecutivo, questa maledetta pandemia ci ha costretto a svolgere le nostre Cerimonie in forme molto ridotte e costretto ad affidarci alla tecnologia per promuovere le nostre iniziative online.
Non è stato un bel 25 Aprile. O meglio, il 25 Aprile è sempre un giorno bellissimo, il problema è che trovi sempre qualcuno pronto a mandartelo di traverso. Per problemi personali non ho potuto partecipare a nessuna iniziativa ma ho ritenuto opportuno pubblicare questo messaggio all’indomani della nostra Festa. Della giornata appena trascorsa ho molto apprezzato i discorsi del nostro Presidente della Repubblica e del nostro Presidente del Consiglio; due discorsi che, finalmente, senza mezzi termini e giri di parola, hanno comunicato a tutti gli italiani che questa Festa è scaturita dalla Resistenza di donne e uomini che fecero, senza badare alle diverse ideologie politiche, una scelta, ricordando allo stesso tempo, che non tutti gli italiani furono bravi italiani, dando così, un duro e necessario colpo a tutti coloro che vorrebbero incanalare la storia di quei momenti, in un abominevole revisionismo. Il 25 Aprile quindi non si tocca, anzi, questa Festa dovrà avere sempre più evidente la volontà di unire e non di dividere le generazioni presenti e future perché solo l’unità ci può garantire di riuscire a raggiungere il traguardo di riportare prosperità economica e sociale nel nostro Paese. 84A41B6D-FE5E-4A95-AF3C-93A21B2D0667
Già, l’unità. Purtroppo devo constatare, ancora una volta che le persone che tendono a disgregare piuttosto che unire, sono in aumento. Come sono in aumento gli antifascisti, o meglio, sono in aumento gli antifascisti che si ricordano di esserlo una volta l’anno. Per molte persone l’antifascismo sta diventando una sorta di spot pubblicitario, da cavalcare al bisogno soltanto in diverse occasioni che possono essere rappresentate, per esempio, dalle campagne elettorali. E così ci siamo visti sommergere, alla vigilia di questa Festa da aspre critiche che ci accusano di preferire la vicinanza di un partito piuttosto che un altro, colpevoli di non aver interpellato tutti sui programmi da attuare in occasione di questa ricorrenza. Ho così imparato che bisogna guardarsi le spalle non solo dai fascisti ma anche dagli sfascisti. E questa è la cosa che fa più male perché, che ti imbrattino i manifesti del 25 Aprile con le svastiche ce lo possiamo anche aspettare ma, che anche chi pensi debba essere dalla tua parte ti spari addosso, non puoi nemmeno immaginarlo e questo fa più male di quattro croci uncinate dipinte da qualche imbecille. image
A questi signori che si sentono i depositari delle verità, che passano le loro giornate a trovare degli appigli scandagliando Facebook per poter deridere, insultare e sbeffeggiare il prossimo dico, una volta per tutte: noi non abbiamo invitato nessuno, noi non abbiamo bisogno di invitare qualcuno alle nostre iniziative, soprattutto per questa appena trascorsa. Da 76 anni l’ANPI organizza le Celebrazioni del 25 Aprile e MAI ha chiuso le porte a domande di partecipazione da parte di movimenti antifascisti. Chi ha nel cuore sentimenti antifascisti, dovrebbe sentire il DOVERE di essere al fianco dell’ANPI in queste occasioni. E poi, da quali pulpiti arrivano queste odiose prediche? Nella nostra città, gli iscritti a Partiti, Movimenti, Organizzazioni che si proclamano antifasciste, dovrebbero ammontare a diverse centinaia. Vorrei sapere dove vanno a nascondersi il 3 Ottobre e appunto il 25 Aprile visto che a Colle San Marco vedo sempre le stesse poche decine di facce. Vorrei sapere chi, di questi signori ha mai messo piede a Castel di Croce, Montemonaco, Pozza e Umito o il 1 Maggio a Porta Romana o alle lapidi del 12 Settembre a San Filippo, di Adriano Cinelli, di Francesco Ciotti e Fausto Simonetti oppure a quelle delle Vene Rosse, di San Giacomo, di Villa Lempa e Pagliericcio in occasione delle nostre cerimonie per ricordare i nostri morti . Perché in queste occasioni non vi siete mai scandalizzati per non essere stati invitati? Vi siete comportati come dei figli che non vanno alla festa di compleanno del genitore perché questi non li ha invitati, come se ci fosse bisogno di un invito per stare, quel giorno, insieme al proprio padre o alla propria madre! image
Toglietemi una curiosità. Non vi capita mai pensare di non essere contenti di appartenere alla sinistra? A me qualche volta capita, quando penso a quanto siamo bravi a dividerci, a prenderci in giro, ad accampare invidie, rancori, antipatie e anteponendo tutto questo a quelli che dovrebbero essere i nostri obbiettivi. Masochismo allo stato puro. In questi giorni, precedenti il 25, ho letto migliaia di volte W I PARTIGIANI, W LA RESISTENZA. Ma sapete cosa ha spinto verso la vittoria queste donne e questi uomini? L’unità, ancora una volta l’unità. Urliamo i loro nomi, giustamente, portiamo i fiori alle targhe delle vie loro intitolate, giustamente. Ma pensate un attimo. Se potessero tornare in vita, solo per un istante e rendersi conto di quello che siamo riusciti a combinare, non pensate che molto probabilmente ci direbbero, con un filo di voce e le lacrime agli occhi: non è servito a niente!?
Mi spiace dire e scrivere queste cose perché io credo e vorrei far parte di una grande famiglia antifascista nella quale questo sentimento sia più forte di qualsiasi appartenenza politica, mettendo da parte, invece, qualsiasi tipo di sentimento negativo. Per questo voglio essere il primo a fare un passo indietro, scusandomi per non aver invitato anche se non abbiamo mai invitato e invitandovi, tutti, alle nostre prossime cerimonie del 1 Maggio a Porta Romana e del 18 Giugno in occasione della celebrazione della liberazione della nostra città.
Un grande abbraccio a tutte e tutti. Nessuno escluso.

Pietro Perini

Giornata del Ricordo: contro i mistificatori della storia e gli opportunisti della bassa politica

Febbraio 11th, 2021

L’ANPI è affidataria della Memoria storica del sacrificio di donne e uomini che non hanno avuto paura di ribellarsi all’ oppressione nazi-fascista e, rischiando la loro stessa vita, hanno conquistato la libertà e la democrazia per il nostro Paese, condanna tutte le forme di violenza esecrabile compiuta dai regimi totalitari e liberticidi e difende incondizionatamente i valori universali quali la pace, il rispetto della vita umana e della sua dignità.D5AE42B0-9D92-4F57-BE71-6E900CA399EE
Per questa ragione non accetta che venga fatto un uso strumentale della verità storica da forze politiche, le quali giocando sulla contrapposizione ideologica raccontano eventi storici decontestualizzati e mistificati per colpire l’emotività, soprattutto delle giovani generazioni.
Il Giorno del Ricordo continua ad essere l’occasione dunque, non già per ricordare le vittime di un’inaccettabile persecuzione perpetrata da un regime totalitario e repressivo che ha fatto carne da macello di tutti coloro che vi si opponevano, bensì un’occasione per contrapporre uomini contro uomini in nome dell’orgoglio italiano e esaltare il fascismo come esempio di buon governo, magari in antitesi al regime comunista titino.
La Storia ricostruita in modo rigoroso ci dà conto della verità che, in quanto tale, non può confondere le vittime con i carnefici. Né può farsi sopravanzare dal solo racconto emozionale che non fornisce le coordinate giuste per capire lo svolgersi dei fatti, le responsabilità e le dinamiche sottese agli eventi stessi.
Non è moralmente corretto l’uso strumentale del racconto storico. La legge che istituisce il Giorno del Ricordo pone la conoscenza storica degli eventi accaduti come obiettivo fondamentale da perseguire nelle scuole, dunque, ai giovani studenti vanno forniti i presupposti per la pratica dell’indagine storica, allo scopo di conoscere e comprendere la verità in tutta la sua complessità e disporre di tutte le coordinate per poter elaborare un giudizio critico e autonomo.E393C656-6348-4479-BBB7-CE50BA2B2064
Al di là della ritualità commemorativa l’occasione data da una ricorrenza del calendario civile non deve servire per contrapporre crimini ad altri crimini in una logica di antagonismo ideologico. È immorale contrapporre vittime ad altre vittime per esacerbare l’orgoglio di essere italiani, tralasciando di menzionare le atrocità compiute proprio dagli Italiani in nome del fascismo. È disonesto raccontare pezzi di verità e ignorare le efferatezze, le violenze e le sopraffazioni perpetrate in quelle stesse terre da parte degli Italiani sulle popolazioni che quei luoghi avevano condiviso per secoli.
La memoria storica non può sostanziarsi solo di ricordi soggettivi, ma deve affondare le sue radici nella documentazione circostanziata e puntuale che, come tale, non tralascia e non deforma la reale entità degli accadimenti oggettivamente riscontrabili. Molti ricorderanno come alcuni anni fa, in un manifesto con il programma delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo campeggiasse una foto toccante che ritraeva uomini e donne in cammino forzato con le loro poche masserizie e la disperazione nei volti: si trattava però di una foto di slavi in fuga dalle persecuzioni fasciste italiane.44042A4B-5491-43FB-9E90-5C3A31042BFA
L’ANPI condanna e ritiene inaccettabile l’uso irresponsabile e fazioso della Storia da parte di chi inneggia al fascismo e ai suoi metodi, disconoscendone la crudeltà e la violenza, lo squadrismo come strumento di persuasione che ha mietuto migliaia di vittime nel nostro Paese, nell’arco del lungo ventennio.
L’Anpi condanna altresì che le vittime innocenti della terribile vicenda umana e politica del confine orientale italiano nella seconda guerra mondiale vengano manipolate per fini di proselitismo ideologico.
La Giornata della Memoria e il Giorno del Ricordo, fuori da ogni retorica celebrativa e fuori da ogni opportunismo partitico devono costituire occasione di conoscenza del passato che apra ogni giorno le nostre coscienze all’abominio degli orrori compiuti nel Novecento perché essi non si ripetano.