16 kili di pasta, 40 kili di cozze, 15 kili di pomodoro, 10 di pane, 15 di trippa di rospo, 5 di alici. 40 litri di vino, 2 di limoncello, 1 di genziana e non ho idea quanti di birra. Oltre 150 persone, 3 ore abbondanti di musica, una giornata di una fatica unica, una serata di antifascismo militante. Tutto questo, e molto altro ancora, è stato la Pastasciutta Antifascista per la pace 2022. Grazie a tutte e tutti.
(Daniele Lanni)
Grande successo della pastasciutta antifascista a San Benedetto del Tronto
Luglio 28th, 2022 Nessun commento »25 luglio, pastasciutta antifascista a San Benedetto del Tronto e a Colli del Tronto
Luglio 14th, 2022 Nessun commento »ANPI, CGIL e Robin Hood: 25 Luglio pastasciutta antifascista per la pace a San Benedetto del Tronto
Anche quest’anno si terrà il 25 Luglio la pastasciutta antifascista, evento che si tiene in tutta Italia e promosso dall’ANPI, per ricordare la caduta del fascismo. Il 25 Luglio 1943 infatti, la famiglia Cervi festeggiò la caduta del fascismo offrendo alla comunità un piatto di pastasciutta.
L’evento, organizzato dall’ANPI di San Benedetto, con il sostegno dell’ANPI Provinciale, e insieme alla CGIL e l’Associazione Studentesca Robin Hood – Rete degli Studenti Medi, si terrà a San Benedetto presso l’Associazione Pescatori Sambenedettesi, in viale Marinai d’Italia, e quest’anno è dedicato al tema della pace. Sarà infatti prevista la presentazione dell’appello “Per una proposta di pace dell’Unione Europea”.
L’evento prenderà il via alle ore 19.00 circa con un aperitivo con birra e la musica degli Inox and the Dodgers, a seguire la cena con antipasto e la nostra pastasciutta antifascista e vino a volontà, e a seguire di nuovo musica ad accompagnare il proseguo della serata. Il menù è ancora in fase di definizione, ma saranno previste opzioni vegane. Per prenotazioni è possibile contattare Sami 3771979554, Daniele 3383900859 o Greta 3476189734. La prenotazione è richiesta.
Per le compagne e i compagni della vallata analoga iniziativa è stata organizzata a Colli del Tronto, da Qualcosa di Sinistra e Colli a Sinistra, sempre il 25 luglio alle ore 19, in largo Campofiera 22.
19 giugno, ad Ascoli per le vie partigiane
Giugno 19th, 2022 Nessun commento »Questa mattina abbiamo percorso alcune delle vie cittadine intitolate alle partigiane e ai partigiani piceni e abbiamo ricordato le loro vite, spesso brevi, il loro sacrificio per la lotta antifascista, la loro determinatezza nel rifiuto dei compromessi, per la verità, la democrazia, il futuro.
Insieme ai loro nomi, abbiamo condiviso le loro idee, i loro ideali, forse i loro sogni; abbiamo ripercorso le strade e le rue che loro avevano percorso da ragazzi in un mondo violento che con coraggio hanno contribuito a rovesciare.
Grazie, Partigiane e Partigiani piceni!
18 giugno, la Liberazione
Giugno 19th, 2022 Nessun commento »Oggi 18 giugno a Massignano e ad Ascoli Piceno, l’Anpi ha ricordato le vittime trucidate dai tedeschi nei pressi di Villa Vinci sulla statale Adriatica e la Liberazione del capoluogo da parte degli alleati e dei Partigiani , con due cerimonie commemorative: la prima sull’arenile di Massignano, alla presenza delle istituzioni civili e religiose locali; la seconda a piazza Simonetti, rendendo omaggio alla lapide apposta sul palazzo della Provincia, presenti le autorità locali e le associazioni d’arma. Alle 18,00, presso la Bottega del Terzo Settore, la presentazione della collana editoriale dell’ANPI, con la partecipazione del responsabile nazionale della linea editoriale.
Il 16 giugno in contrada Monte a Castignano, per ricordare Luigi Cicconi, Emidio Lucidi., Giuseppe e Domenico Villa, trucidati dai tedeschi in fuga il16 giugno 1944
Giugno 16th, 2022 Nessun commento »Questa mattina una delegazione dell’ANPI provinciale si è recata a Castignano (AP), al bivio per la frazione di Capradosso, per commemorare il sacrificio degli ostaggi fucilati dai tedeschi in ritirata il 16 giugno del 1944: Luigi Cicconi, Emidio Lucidi, Giuseppe e Domenico Villa.
Molto spesso, a ricordare i fatti e i misfatti degli uomini, anche quando l’ultimo dei testimoni viventi è scomparso, resta un altro genere di creature, viventi anch’esse, ma non dotate di linguaggio, almeno non quello che siamo abituati a discernere con le nostre comuni facoltà intellettuali: sono gli alberi che, al contrario dell’uomo, possono tramandare anche per molti secoli la memoria di ciò che hanno visto.
Uno di questi, è una grande e maestosa quercia, radicata in contrada Monte, comune di Castignano.
La pianta non raggiunge le dimensioni paradossali di alcune sue simili, essendo dotata di fusto di “soli” m. 3,52 di circonferenza, sormontato da un’interessante chioma di 20 metri di diametro; ma dove non arrivano le dimensioni, suppliscono una figura esteticamente molto apprezzabile, e soprattutto le storie, non tutte belle, ma sicuramente importanti, che essa è in grado di raccontare.
Vi si arriva agevolmente da Castignano, prendendo la strada per Ascoli Piceno. Allorché si giunge al bivio per Capradosso, la quercia ci si para davanti, proprio in mezzo al bivio.
Proprietaria della pianta, è da sempre la famiglia Villa, residente sul luogo ma, a seguito di vari ampliamenti della sede stradale, forse oggi essa entra nella fascia di pertinenza della Provincia.
La pianta, al di là dei tragici episodi di cui è stata testimone, è stata una presenza importante nella vita delle varie generazioni dei Villa, che l’hanno sempre considerata quasi come un membro della famiglia.
La forma del primo palco di rami è curiosa e molto caratteristica, assomigliando a un candelabro. Proprio sopra i bracci di questo candelabro, veniva in passato collocata la “fascinara”, vale a dire una catasta di fascine di legna. La collocazione in quel posto aveva la funzione di favorire l’essiccazione della legna stessa e renderla presto utilizzabile nel camino di casa.
C’era, tuttavia, una seconda ragione, recondita e inconfessata. La legna era, nei tempi passati, l’unica risorsa energetica, per riscaldarsi e per cucinare; pertanto, doveva bastare per tutto l’anno, fino a quando, cioè, non si rendeva disponibile quella proveniente dalle potature dell’anno successivo. Il fatto che la catasta fosse collocata in un posto così difficile da raggiungere, se non con l’uso di una pericolosa scala a pioli, era un incentivo a fare economia, e a far durare quanto più possibile le fascine, una volta prelevate.
Secondo quanto asseriva Francesco Villa, combattente della Prima Guerra Mondiale, deceduto nel 1961, la pianta era già esistente, e di belle dimensioni, all’epoca della sua fanciullezza. Sommando il secolo trascorso dall’infanzia di Francesco, all’età che avrebbe potuto avere una quercia già grande, non si va lontani dal vero se le si attribuiscono due secoli di vita.
Sotto l’ombra della Quercia, un monumento commemorativo invita a tacere e riflettere. Fu proprio in quel punto che avvenne l’episodio più tragico fra tutti quelli cui la pianta dovette assistere nel corso della sua bisecolare esistenza.
Dei numerosi, tragici episodi legati alle lotte della Resistenza e alle susseguenti sanguinose rappresaglie nazifasciste, alcuni oggi vengono ampiamente e giustamente ricordati con grandiosi monumenti commemorativi e annuali cerimonie di richiamo (per ricordare qualche nome: Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine, Boves…). Altri, la maggior parte purtroppo, sono rimasti quasi sconosciuti e, con la scomparsa degli ultimi testimoni corrono il rischio di venire del tutto dimenticati.
Uno di questi episodi “minori”, avvenne, appunto, in località Monte, comune di Castignano.
Era il 16 giugno 1944. Proprio in quei giorni, nel corso di un’azione partigiana, era stato ucciso un soldato tedesco e, come consuetudine e prassi, sulla base degli ordini impartiti da Hitler, il comandante tedesco avrebbe dovuto uccidere dieci italiani per ogni tedesco.
Effettuato il rastrellamento e catturati i primi quattro italiani capitati a tiro, li fece condurre proprio sotto la quercia, dove vennero fucilati.
Per tutti e quattro, è facile e triste immaginarlo, la grande chioma della quercia, che li avvolgeva con il suo abbraccio materno, fu l’ultima immagine che i loro occhi videro, prima del buio della morte.
Due dei quattro, appartenevano alla famiglia Villa ed uno, Giuseppe, era proprio il fratello di Francesco.
Qualche anno dopo, il 18 maggio del 1950, al termine dell’annuale festa di san Gabriele dell’Addolorata, patrono del luogo, il signor Francesco, che faceva parte del comitato dei “festaroli”, si accorse che erano avanzati dei soldi con i quali egli propose, e ottenne, che venisse eretto, nello stesso punto in cui erano cadute, il monumento a ricordo delle vittime, i cui nomi e i cui volti possono essere letti e conosciuti su una parete dello stesso.
Onore ai Caduti per la nostra Liberazione!