Archive for the ‘Iniziative’ category

3 ottobre 1943. A Colle San Marco gli eroici eventi della Resistenza ascolana

Settembre 29th, 2020

A pochi chilometri da Ascoli Piceno si trova la frazione di Colle San Marco, baluardo naturale che controlla la via Salaria e la via Adriatica. Tenuto da truppe munite di mezzi adatti, esso sarebbe potuto diventare una fortezza inespugnabile e per questo sul Colle si diressero i giovani antifascisti ascolani, il 13 settembre 1943, dopo gli scontri in città. La sera precedente, il sottotenente degli alpini Spartaco Perini insieme a noti antifascisti si riunirono e stabilirono di proseguire la lotta appena iniziata ad Ascoli, proprio sul San Marco. La voce si diffuse, e la mattina seguente la 82DF1092-4795-4361-8360-A7D48B477DB6

zona cominciò a riempiersi di soldati e civili. Probabilmente ci si illudeva che sarebbe stato impossibile prendere Ascoli senza prima prendere quel colle. Solo che quei soldati, male armati e male organizzati, non erano certamente idonei a difendere né la montagna né la città e così nel corso della notte si sbandarono, sciolsero le fila e alcuni tornarono a casa, altri provarono a raggiungere il sud Italia. 

Dal 14 settembre Perini iniziò ad organizzare il nucleo di uomini rimasti, raccogliendo materiali e armi abbandonati dai soldati. La sera del 16 settembre si recò sul San Marco il cap. Tullio Piconi che con Perini assunse il comando di questo nucleo centrale di futuri partigiani, che non superò mai i 50 uomini. Oltre a loro, con il passar dei giorni, giunsero sul Colle anche molti ex prigionieri alleati, fuggiti dai campi di concentramento. Presto il San Marco divenne il rifugio di tutti, creando a Perini e agli altri ufficiali problemi di sussistenza e di assistenza: erano necessari vestiti, tende, coperte, ma anche ordine e disciplina. Si formò così un comitato cittadino di antifascisti e tra la città e il Colle si venne a creare una certa collaborazione.

Il 22 settembre, su richiesta dei partigiani di Bosco Martese, gli uomini del San Marco fecero saltare in aria il ponte di Castel Trosino. L’artificiere sarà fucilato dai tedeschi il 5 ottobre. Il 23 settembre Perini rapì un noto “ras” locale e si rifiutò poi di liberare il prigioniero, su richiesta dei membri del Comitato Civico. La sera del 29 settembre i tedeschi avevano condotto a termine l’azione contro gli uomini di Bosco Martese, località ai confini tra le provincie di Ascoli e Teramo, e non c’era motivo di dubitare che, prima o poi, si sarebbero rivolti anche contro il Colle.53465448-C51B-4D34-8AA0-31DE95649091

Nel pomeriggio del 2 ottobre, nei pressi di Porta Cartara, ci fu uno scontro tra alcuni ragazzi del San Marco edei soldati nazisti. Durante la notte si susseguirono notizie allarmanti su un’imminente azione di accerchiamento che i tedeschi stavano intraprendendo: ≪Io ero appena una ragazzina e abitavo a Carpineto, dove vidi il passaggio dei tedeschi che andavano ad attaccare il San Marco – ricorda Gina Vagnoni. La notte del 2 ottobre passarono, infatti, diverse colonne di camion tedeschi lungo la strada, mentre il giorno successivo tutto il paese fu invaso da gruppi di soldati che, a piedi, si dirigevano verso la montagna≫ (Battistini, Di Sante 2003, p.69). In effetti una camionetta tedesca con mitragliera aveva cominciato a battere la campagna nel tardo pomeriggio per poi fermarsi con il sopraggiungere del buio. Durante la notte giunsero notevoli rinforzi e vennero piazzate artiglierie naziste lungo i colli dai quali si poteva colpire facilmente il San Marco, facendo cadere il presupposto tattico dei partigiani.

All’alba del 3 ottobre un intero battaglione di esperti paracadutisti della divisione Herman Goering attaccarono il rifugio di San Giacomo e circondarono il Colle. Iniziò una cruenta battaglia che fu interrotta da un provvidenziale terremoto intorno alle dieci della mattina. Ma lo spavento dovuto all’evento sismico durò poco e già prima di sera ricominciarono i combattimenti. Molti partigiani ne avevano approfittato per fuggire, quelli che erano rimasti combatterono e resistettero finché poterono, poi si ritirarono di fronte all’offensiva tedesca. I due capitani e una trentina di uomini raggiunsero il versante abruzzese. Alle Rocce e alle Vene Rosse, gruppi isolati si difesero strenuamente prima di essere catturati e condotti al Forte Malatesta. Da lì, il giorno successivo, furono trasferiti in un campo di concentramento di Spoleto, per poi essere deportati in Germania. Serafino Ficerai, uno dei primi ad unirsi alla banda, si salvò miracolosamente gettandosi in un burrone: ≪Era un inferno: le bombe riducevano in polvere le rocce delle Vene Rosse e la terra intorno a noi tremava come se fosse scossa da un terremoto. Mano a mano, vedevamo il loro tiro farsi più accurato e il cielo sopra di noi segnarci di razzi rossi e verdi, lanciati per segnalare la nostra posizione agli artiglieri. Intanto, il gruppo che ci aveva sparato per primo, stava avanzando velocemente verso di noi ed era ormai così vicino che giungemmo a lanciargli contro le nostre bombe a mano. Era la fine: inchiodati dietro il riparo di sacchi di sabbia, decidemmo di giocare l’ultima nostra carta. Ci lanciammo allo scoperto buttandoci giù da un burrone. Tra rovi, cespugli e alberi, rotolammo per circa venti metri e ci andò bene≫ (Battistini, Di Sante 2003, p.69).F81F8F73-8545-4130-A99A-53DAE991434F

Il 5 ottobre i tedeschi fucilarono sedici prigionieri. Complessivamente nell’attacco al Colle San Marco caddero una trentina di uomini. Nella sera si ricostituì in città una locale federazione fascista.

Per non dimenticare, negli ultimi anni è stato progettato un Sentiero della Memoria seguendo il quale si possono ripercorre tutti i luoghi della battaglia. Si parte dal Pianoro di Colle San Marco, dove c’è il monumento dedicato a quanti persero la vita tra il settembre e l’ottobre 1943. Sulla targa c’è scritto: ≪Quassù più vicino a Dio per la libertà di tutti gli Italiani i Patrioti ascolani nelle epiche giornate 3, 4, 5 ottobre 1943 calpestando il tradimento dei nazifascisti per primi iniziarono la lotta Partigiana; eroi purissimi col sangue scrissero il loro nome nella storia del mondo libero≫ (Pompozzi 2010, p.9). Per arrivare, dopo una bella camminate di un paio d’ore, al cippo che ricorda l’uccisione dei partigiani del 3 ottobre, in prossimità della SP76 per San Giacomo.
 

Frammento di intervista William Scalabroni, tratto da ARCHIVI DELLA RESISTENZA

Quel 12 settembre 1943

Settembre 12th, 2020

Alla presenza dei rappresentanti della Provincia e del Comune di Ascoli Piceno, delle Associazioni d’Arma e dell’Esercito, abbiamo inaugurato stamani la nuova lapide agli eroici avieri caduti negli scontri del 12 settembre 1943 nel quartiere dei Ss. Filippo e Giacomo di Ascoli Piceno. L’Anpi ascolana, presente con il proprio Medagliere, ha reso omaggio ai caduti ricordando, nel discorso del segretario provinciale Marco Morganti, gli eroici fatti del primo scontro avvenuto tra civili e militari italiani contro l’esercito tedesco.
AF5E813C-8993-4B49-8C9E-4E2A48AAF594La delegazione ha quindi deposto una corona d’alloro alla ex Caserma Vecchi, in corso Vittorio Emanuele, ove è apposta la lapide in memoria della giovane Concetta Cafini, di anni 23, caduta sotto il piombo degli occupanti nazisti, e in corso Mazzini, all’ex caserma Umberto I, ove i militari risposero al fuoco degli aggressori tedeschi. Quel giorno perse la vita, colpito a morte da una raffica sparata da un blindato tedesco, il giovanissimo Adriano Cinelli, di appena 16 anni, eroe ascolano che pagò con la vita il suo desiderio di libertà e di giustizia contro l’oppressione nazi-fascista.

Il 12 settembre 1943 il primo scontro contro gli occupanti tedeschi da parte di civili e militari di stanza ad AscoliPiceno

Settembre 9th, 2020

Quel 12 settembre 1943 ad Ascoli Piceno, il primo scontro contro l’esercito tedesco da parte di civili e militari italiani

Già nella sera dell’11 settembre cominciarono a circolare in città voci confuse di reparti tedeschi in marcia lungo la Salaria e diretti da Rieti ad Ascoli. Si parlava, addirittura, di una divisione corazzata.
I tedeschi entrarono in città il giorno successivo, il 12 settembre. Erano circa le 10 quando, da Porta Romana, giunse ad Ascoli un reparto motorizzato che si frazionò in più gruppi. Si trattava della 2’ Compagnia autoveicoli del comando di Roma della Kriegsmarine, un’unità di servizi della Marina militare che, pur non essendo destinata a svolgere principalmente compiti di prima linea, era tuttavia dotata di automezzi blindati, mitragliere pesanti e cannoncini a tiro rapido.
Il primo attacco fu diretto contro la caserma Vecchi: fu distrutto il centralino, disarmati i soldati e gli ufficiali, presi come prigionieri il ten. col. Perna e il cap. Camilli. D549163F-5F04-4F73-949F-B91385855617
Intorno alle 11, guidati dal tenente Ludwig Hoffmann, i tedeschi si diressero verso la caserma Umberto I, sparando e pretendendo la resa dei soldati italiani. Il tenente Cleto Capponi, che si trovava nell’ufficio comando, ricorda che: si udirono intimazioni tedesche accompagnate da qualche raffica di arma automatica, alle quali rispose immediatamente il fuoco delle armi già appositamente piazzate nella caserma, a sbarramento degli accessi. I tedeschi probabilmente non si attendevano una resistenza organizzata e puntavano ad una resa più o meno immediata del comando. Invece il comandante del 49° Rgt. Fanteria, il colonnello Santanchè, pur nella confusione di quei giorni, aveva organizzato la difesa della caserma. Ne seguì uno scontro violento nel quale persero la vita il sergente Lepori e il sottotenente Luciano Albanesi. Nelle file nemiche trovarono la morte lo stesso tenente Hoffmann ed alcuni soldati tedeschi.
Mentre lo scontro alla caserma era ancora in corso, il reparto tedesco più numeroso si era messo in marcia verso le Casermette funzionali di San Filippo e Giacomo dividendosi in due colonne.
I tedeschi non potevano prevedere che un gruppo di partigiani pronti ad aprire il fuoco era già posto all’altezza del passaggio al livello, gli avieri erano allineati a difesa dell’ingresso della strada e sul cavalcavia della ferrovia, e semplici cittadini erano armati e appostati tra le case e sopra i tetti. Nel conflitto a fuoco che seguì vi furono diverse decine di feriti e caduti da entrambe le parti.ACB59CA9-A657-437E-ACD2-E90C2BFE9C34
A fine giornata, tra la popolazione ascolana si contarono due caduti: una giovane donna, Concetta Cafini, colpita accidentalmente da una pallottola vagante nei pressi della Caserma Umberto I, e il diciassettenne Adriano Cinelli, ferito a morte davanti al Distretto da una raffica partita da un automezzo tedesco di passaggio che, qualche istante prima, era stato fatto segno al fuoco dei civili.
Il 12 settembre 2020 alle ore 9:00, presso il sottopasso ferroviario a SS. Filippo e Giacomo, verrà inaugurata la targa rinnovata in onore degli avieri caduti per la Patria e la Libertà, tutti decorati con Medaglia d’Argento al Valore Militare: Gaetano Barrile, Antonio, D’Urso, Giuseppe Faienza, Giovanni Verbale.
A loro il nostro fraterno abbraccio.
LA CITTADINANZA È INVITATA A PARTECIPARE.

18 giugno 1944, Ascoli liberata

Giugno 18th, 2020

IL 76^ anniversario della Liberazione di Ascoli Piceno dal nazifascismo è stato celebrato dall’Associazione Nazionale Partigiani in piazza Simonetti, davanti all’iscrizione che, sul palazzo della Provincia, ricorda i 278 Partigiani caduti nella lotta ai nazifascisti.
Un picchetto d’onore si è alternato con la bandiera ed il medagliere dell’ANPI per rendere omaggio ai caduti di quei tragici eventi. Oltre alle cariche istituzionali – presenti la Vice presidente della Regione, Anna Casini e, in rappresentanza del Comune, Alessandro Bono – hanno partecipato tutti i rappresentanti dei partiti democratici: PD, Giovani Democratici, Articolo Uno, Ascolto e Partecipazione, Partito Socialista.

image

image

image

image

image

image

image

In ricordo dei Martiri di Giugno 1944

Giugno 16th, 2020

Oggi a Castignano sotto la grande quercia del bivio per Capradosso, una delegazione dell’ANPI ha reso omaggio ai civili massacrati dai nazisti in ritirata.image
Con il sindaco Polini, i carabinieri e una decina di cittadini, è stato ricordato a tutti che la Libertà e la Democrazia si difendono ogni giorno!
Il 16 giugno del 1944 alla base del grande albero vennero fucilati, per rappresaglia dell’uccisione di un soldato tedesco, Emidio Lucidi, Luigi Cicconi, Giuseppe e Domenico Villa. Per fortuna il comandante del reparto tedesco non applicò alla lettera la legge del Reich che prevedeva l’uccisione di 10 italiani per ogni tedesco ucciso.
Analogo omaggio è stato reso a Favalanciata, in ricordo di Giuseppe Donghi e Fedele Di Cola, anche loro caduti sotto il fuoco dei criminali nazifascisti.
image
Il 15 giugno 1944 Giuseppe Donghi era intento al suo lavoro di guardia canale mentre altri civili erano occupati a recuperare della merce rovesciatasi da un furgoncino sulla via Salaria. Passò un sidecar con due tedeschi e, forse pensando si trattasse di partigiani – ma in effetti non lo erano – fermò con le armi spianate quattro di quelle persone tra cui il Donghi e il Di Cola. Dopo aver percorso sulla Salaria diverse centinaia di metri, senza motivo, scaricarono su di loro raffiche di mitra. Due degli sfortunati si salvarono buttandosi a capofitto verso il fiume, Donghi – che era alto e grosso – fu colpito al petto e morì immediatamente. Di Cola invece ferito gravemente, forse alle gambe e all’addome fu sentito gridare di dolore per diverso tempo. Ma nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi, finché non morì anche lui. Questa era la logica dei nazisti in ritirata scomposta verso la Germania: uccidere anche senza alcun motivo.