Archive for the ‘Iniziative’ category

Il 14 giugno ad Offida, in contrada Lava, per ricordare Cesare, Antonio e Luciano Gabrielli

Giugno 14th, 2022

Questa mattina, una delegazione dell’ANPI provinciale di Ascoli Piceno e della locale sezione di Offida hanno ricordato, insieme alla rappresentanza del Comune, presente con il proprio labaro, i Partigiani della banda Stipa, caduti per mano dei nazisti il 14 giugno 1944, appena due giorni prima della liberazione del territorio da parte dei Partigiani e delle forze armate alleate. 4AB58C9C-BB91-4654-AFE7-70FB9C0E534A

Cesare e Antonio Gabrielli, figli di Nazzareno e Maria Marchetti e Luciano Gabrielli, figlio di Cesare erano sfollati dalla contrada Ragnola alla contrada Lava, dove un loro parente aveva messo a disposizione una modesta casa colonica. Nella zona era situato, presso l’abitazione di Offida dell’ing. Stipa, un ricovero per i soldati alleati fuggiti dai campi di prigionia all’indomani dell’8 settembre. La casa faceva parte dei vari ricoveri sparsi lungo la regione per assistere i fuggitivi e consentire loro di passare le linee nemiche e raggiungere il Sud liberato. Era la famosa “Rat-line”, comandata dal maggiore scozzese Mc Kee. 641643FF-E71D-40E5-86A9-2883A12BB84E

Il 14 giugno 1944, durante la ritirata, truppe tedesche provenienti da Castel di Lama si fermarono a Offida, cercando rifugio nelle case di campagna, pretendendo vitto, alloggio e generi alimentari da portare con sé. Alcuni soldati entrarono anche nella casa dove si trovavano i Gabrielli, proprio mentre Luciano stava cercando di nascondere due bombe a mano che avrebbe dovuto consegnare ai partigiani. A quel punto, tra le grida e le preghiere delle donne, i tre Gabrielli furono prelevati e, insieme ad altri due contadini, fatti incamminare verso Castel di Lama, sotto la sorveglianza di tre SS a cavallo e con le armi spianate. Fermatisi presso una casa colonica per ristorarsi, mentre i tedeschi si rifocillavano, i due contadini riuscirono a fuggire. Presso quella stessa casa i tre giovani Gabrielli, alle prime luci della sera, furono invece uccisi con raffiche di mitra.
Ora e sempre Resistenza!

Il 12 giugno a Ponte Rotto di San Benedetto del Tronto

Giugno 12th, 2022

Oggi, 12 giugno, in località Ponte Rotto di San Benedetto del Tronto, l’Anpi ha partecipato alla cerimonia in ricordo dei Caduti del 12 giugno 1944, con la deposizione di una corona d’alloro presso il cippo che ricorda il sacrificio di Neutro e Salvatore Spinozzi e del Brig. dei Carabinieri Elio Fileni, fucilati dai nazisti.
Presenti il Sindaco di San Benedetto del Tronto, Antonio Spazzafumo, Associazioni d’Arma e il Presidente della locale Sezione ANPI e vicepresidente provinciale, Antonio Bruni.
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Il 6 giugno ricordiamo Francesco Ciotti, Fausto Simonetti, Eliczer Jacob e Ottavio Baccari

Giugno 6th, 2022

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Questa mattina, una delegazione dell’ANPI ha deposto una corona d’alloro al cippo sulla strada per Venagrande, in memoria del Partigiano Francesco Ciotti, trucidato dai fascisti il 7 giugno 1944.
Successivamente, sulla strada della Bonifica, presso lo stabilimento ex Novico, l’Anpi ha ricordato i Partigiani Fausto Simonetti, Eliczer Jacob e Ottavio Baccari, presso il cippo che ricorda il loro sacrificio di quei giorni di giugno del 1944. 517D993B-5580-4EF1-A904-EFC42051C997
Arruolatosi nel 1939 in Aeronautica come aiutante sanitario, durante la guerra Fausto Simonetti fu mobilitato sul Fronte occidentale e in Libia. Rientrato in Italia nel febbraio del 1943, al momento dell’armistizio si trovava con il suo reparto in provincia di Foggia. Decise di tornare ad Ascoli ed entrò nella Resistenza, aggregandosi ad una formazione composta in gran parte da militari sbandati, che operava a ridosso della città e che il 3 ottobre affrontò, a Colle San Marco, soverchianti truppe tedesche.
Nello scontro caddero venticinque partigiani, quattro furono feriti e sessanta furono fatti prigionieri. Simonetti, riuscito a sottrarsi alla cattura, continuò ad essere tra gli organizzatori della Resistenza locale, curando il collegamento del Comando dell’VIII Armata alleata con le basi delle Marche e dell’Abruzzo. Nel giugno del 1944 il giovane aviere, come è ricordato nella motivazione della Medaglia d’oro, “… attivamente ricercato dai nazifascisti cadeva, per delazione, in un’imboscata. Catturato e sottoposto a minacce e torture, nulla rivelava circa i dislocamenti e l’organizzazione delle forze partigiane della zona. Esasperati dal contegno fiero e sprezzante, i suoi aguzzini lo fucilarono finendolo, mentre agonizzava, a colpi di calcio di fucile. Fulgido esempio di tenacia, sprezzo della vita e di assoluta dedizione agli ideali di Patria e di libertà”.

18 giugno 1944 – 18 giugno 2022. Ascoli liberata, Ascoli antifascista.

Giugno 1st, 2022

ASCOLI Liberata

1 maggio, l’Anpi a Porta Romana per ricordare Marcello Marini e Mario Rabitti, fucilati dai fascisti

Maggio 2nd, 2022

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I partigiani Rabitti e Marini operavano con la banda Decio Filipponi, al comando di Dario Rossetti, nome di battaglia Rani d’Ancal. La sera del 27 aprile parteciparono a un’azione nel piccolo centro di Falerone, dove una volta bloccati tutti gli accessi, furono rese inutilizzabili le automobili civili che erano state requisite dai tedeschi, ma che non erano ancora state portate via perché mancavano delle gomme. Furono inoltre organizzati dei posti di blocco sulle strade vicine al paese, per affermare il controllo del territorio. Tuttavia l’inesperienza e l’ingenuità fu fatale per i due membri del gruppo: Marini e Rabitti il 30 aprile fermarono una macchina sospetta nei pressi di Penna San Giovanni. I due occupanti dichiararono loro che stavano per raggiungere il proprietario dell’autovettura a Piane di Falerone, pertanto i partigiani salirono e decisero di verificarlo di persona. In realtà il proprietario era uno dei due uomini, che alla fine li condusse dalla milizia fascista che quel giorno era riunita a Piane per proteggere un raduno di bestiame per i tedeschi. I partigiani furono catturati, trasferiti ad Ascoli Piceno. Preoccupato per la vita dei suoi compagni, Rani d’Ancal e un partigiano slavo catturarono due repubblichini provenienti da Ravenna, nel tentativo estremo di uno scambio alla pari tra prigionieri. La proposta gappista giunse ai comandi fascisti di Ascoli e di Fermo quando i due sfortunati erano stati ormai fucilati senza processo. Alla notizia, Rani d’Ancal ordinò l’immediata condanna a morte degli ostaggi.image
Due imprese su tutte resero celebre nel Fermano il nome di Rani d’Ancal: la completa evacuazione del campo di internamento di Servigliano nella notte tra il 7 e l’8 giugno 1944, dove erano rinchiusi gli ebrei dell’Ascolano, ai quali si erano aggiunti nel febbraio 1944 circa 300 maltesi, e della cittadina di Montegiorgio. Oltre a ciò, la lotta alle spie condotta dai gappisti agli ordini di Rani d’Ancal produsse un numero elevato di prigionieri, indurì la stima della popolazione locale verso il comandante montecarottese e, soprattutto, impedì deportazioni e rappresaglie di civili.
Dopo la liberazione, Dario Rossetti fece ritorno a Montecarotto e con il matrimonio spostò la residenza ad Ancona, dove vi rimase fino alla fine dei suoi giorni.
Le Bande Decio Filipponi facevano parte delle brigate d’assalto “Garibaldi” e il battaglione gappista Rani risultò il più insidioso tra le forze partigiane della bassa collina marchigiana. Dei tre nuclei “Filipponi”, la banda d’Ancal era attiva nella zona di Sant’Angelo in Pontano, Montappone, Massa Fermana e Loro Piceno. Le altre due formazioni erano guidate da Giovanni Iommi, destinato alla zona di Servigliano, Penna San Giovanni, Falerone, e da Ercole Ercoli, presente prevalentemente nella zona di Mogliano.