12 settembre 1943 – 12 settembre 2023

12 Settembre 2023 Lascia un commento »

Il12 settembre 1943 ad Ascoli Piceno avvennero una serie di scontri a fuoco contro l’esercito tedesco da parte di civili e militari italiani. Dopo gli analoghi scontri di Porta San Paolo a Roma, è questo il secondo episodio in Italia di resistenza, in campo aperto, alle truppe di occupazione germaniche.

Già nella sera dell’11 settembre cominciarono a circolare in città voci confuse di reparti tedeschi in marcia lungo la Salaria e diretti da Rieti ad Ascoli. Si parlava, addirittura, di una divisione corazzata.

I tedeschi entrarono in città il giorno successivo,  domenica 12 settembre. 

Erano circa le 10 quando, da Porta Romana, giunse ad Ascoli un reparto motorizzato che si frazionò in più gruppi. Si trattava della 2’ Compagnia autoveicoli del comando di Roma della Kriegsmarine, un’unità di servizi della Marina militare che, pur non essendo destinata a svolgere principalmente compiti di prima linea, era tuttavia dotata di automezzi blindati, mitragliere pesanti e cannoncini a tiro rapido.

Il primo attacco fu diretto contro l’allora caserma Vecchi, in corso Vittorio Emanuele: fu distrutto il centralino, disarmati i soldati e gli ufficiali, presi come prigionieri il ten. col. Perna e il cap. Camilli.

Intorno alle 11, guidati dal tenente Ludwig Hoffmann, i tedeschi si diressero verso la caserma Umberto I, in corso Mazzini, sparando e pretendendo la resa dei soldati italiani.

Il tenente Cleto Capponi, che si trovava nell’ufficio comando, ricorda che si udirono intimazioni tedesche accompagnate da qualche raffica di arma automatica, alle quali rispose immediatamente il fuoco delle armi già appositamente piazzate nella caserma, a sbarramento degli accessi. 

I tedeschi probabilmente non si attendevano una resistenza organizzata e puntavano ad una resa più o meno immediata del comando. Invece il comandante del 49° Rgt. Fanteria, il colonnello Santanchè, pur nella confusione di quei giorni, aveva organizzato la difesa della caserma. Ne seguì uno scontro violento nel quale persero la vita il sergente Leone Lepore e il sottotenente Luciano Albanesi. Nelle file nemiche trovarono la morte lo stesso tenente Hoffmann ed alcuni soldati tedeschi.

Mentre lo scontro alla caserma era ancora in corso, il reparto tedesco più numeroso, intenzionato ad abbandonare la città, si era messo in marcia verso la zona Est della città, per riprendere la via verso la costa.

I tedeschi non potevano prevedere che un gruppo di partigiani pronti ad aprire il fuoco era già posto all’altezza del passaggio al livello, mentre gli avieri erano allineati a difesa dell’ingresso della strada e sul cavalcavia della ferrovia, e semplici cittadini erano armati e appostati tra le case e sopra i tetti. 

Gli avieri di stanza alle caserme Funzionali, meglio conosciute come Casermette, erano per lo più reclute della classe 1923 in servizio da circa due mesi e a guidarli e a prendere l’iniziativa, che determinò la completa débâcle dei tedeschi giunti nel capoluogo, non furono tuttavia gli ufficiali superiori responsabili dei battaglioni ma dei semplici sottotenenti e sottufficiali di giornata presenti a quell’ora in caserma, molti dei quali appena o non ancora ventenni.

Lo scontro a fuoco, durato circa un’ora, si risolse con la resa di un centinaio di soldati tedeschi e la cattura di ben diciassette automezzi militari: un episodio, questo, più unico che raro, visto quanto stava accadendo in quei giorni alle forze armate italiane.

Nel conflitto a fuoco vi furono diverse decine di feriti e caduti, soprattutto da parte tedesca. Tra gli avieri persero la vita Gaetano Barrile, Antonio D’Urso, Giuseppe Faienza e Giovanni Verbale, tutti decorati con Medaglia d’Argento al Valor Militare. 

Una lapide, apposta sulla spalletta del sottopasso ferroviario nel quartiere dei Santi Filippo e Giacomo ricorda il loro eroico sacrificio.

A fine giornata, tra la popolazione ascolana si contarono due caduti: una giovane donna, Concetta Cafini, di 23 anni, colpita accidentalmente da una pallottola vagante nei pressi della Caserma Umberto I, e il diciassettenne Adriano Cinelli, ferito a morte davanti al Distretto da una raffica partita da un automezzo tedesco di passaggio che, qualche istante prima, era stato fatto segno al fuoco dei civili. Entrambi sono ricordati con due lapidi apposte sulla facciata dell’ex caserma Vecchi, di fronte ai giardini comunali, in corso V. Emanuele.

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