Questa mattina, 6 giugno, una delegazione dell’ANPI provinciale di Ascoli Piceno ha deposto una corona d’alloro ai piedi del cippo che sulla strada per Venagrande ricorda l’uccisione, per mano fascista, del Partigiano Francesco Ciotti. Presenti la figlia e il genero del valoroso Partigiano, i quali hanno ricordato, commossi, alcuni episodi dei terribili giorni della lotta contro i fascisti e le truppe di occupazione tedesche.
Dopo questa prima cerimonia commemorativa, la delegazione si è recata presso la ex ICO, sulla strada della Bonifica, per deporre una seconda corona d’allora ai piedi del cippo in memoria dei Partigiani Fausto Simonetti, Ottavio Baccari e Jacob Heliczer.
Francesco Ciotti era nato ad Ascoli Piceno il 27 gennaio 1915; già sergente maggiore di artiglieria, si era unito alla Resistenza e faceva parte della banda partigiana Petrelli, che operava nella zona dell’Ascensione.
Ciotti aveva avvicinato un gruppo di giovani militi della guardia repubblichina proponendo loro di disertare e passare dalla parte dei Partigiani. Il gruppo aveva apparentemente accettato, ma quando Francesco, il 6 giugno del 1944, si recò all’appuntamento prestabilito, in località “Cima in Forca”, invece dei presunti disertori trovò ad aspettarlo un reparto fascista che non esitarono a fucilarlo e ad abbandonarlo agonizzante sulla strada per Venagrande.
Fausto Simonetti era nato ad Ascoli Piceno nel 1921. Arruolatosi nel 1939 in Aeronautica come aiutante sanitario, durante la guerra fu mobilitato sul Fronte occidentale e in Libia. Rientrato in Italia nel febbraio del 1943, al momento dell’armistizio si trovava con il suo reparto in provincia di Foggia. Decise di tornare ad Ascoli ed entrò nella Resistenza, aggregandosi alla banda che operava a Colle San Marco. Nei combattimenti del 3 ottobre Simonetti, riuscì a sottrarsi alla cattura. Continuò ad essere tra gli organizzatori della Resistenza locale, curando il collegamento del Comando dell’VIII Armata alleata con le basi delle Marche e dell’Abruzzo, militando nella formazione del Capitano Stipa. Nel giugno del 1944 il giovane aviere, come è ricordato nella motivazione della Medaglia d’oro, “… attivamente ricercato dai nazifascisti cadeva, per delazione, in un’imboscata. Catturato e sottoposto a minacce e torture, nulla rivelava circa i dislocamenti e l’organizzazione delle forze partigiane della zona. Esasperati dal contegno fiero e sprezzante, i suoi aguzzini lo fucilarono finendolo, mentre agonizzava, a colpi di calcio di fucile. Fulgido esempio di tenacia, sprezzo della vita e di assoluta dedizione agli ideali di Patria e di libertà”.
A Fausto Simonetti è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Antonio Baccari era un anziano antifascista di idee anarchiche, arrestato su indicazione di un fascista ascolano. Spesso, insieme a Simonetti, suo compagno di reclusione nel Forte Malatesta, veniva condotto a “Villa Triste”, in località Marino del Tronto, dove entrambi venivano torturati sia dalle SS tedesche che da fascisti ascolani.
Il 6 giugno 1944, dopo l’ennesimo interrogatorio, furono barbaramente uccisi a Marino del Tronto, poco distante dalla villa delle torture.
La stessa sorte era già toccata, il 9 maggio 1944, a Jacob Heliczer, classe 1907, Partigiano della banda Paolini. Dottore ebreo di origine polacca Heliczer, che era riuscito nei mesi precedenti a evitare di essere internato nel campo di Servigliano, venne ucciso dopo atroci torture – tra cui l’asportazione degli occhi – da parte dei torturatori nazifascisti. Stando al racconto della moglie, Sabina Neumann Heliczer, il suo corpo nudo rimase per alcuni giorni in una pozza di sangue in mezzo alla strada.