Si è spento serenamente, all’età di 98 anni ben vissuti, il Partigiano Lelio Uncini, un ragazzo del ’22 che nel gennaio del ’44 seppe scegliere da quale parte combattere, unendosi alla Resistenza che operava nella provincia reatina.
La storia post-armistizio del reatino annovera numerosi episodi di efferatezze compiute dalle truppe tedesche e dai fascisti del luogo, contrastati epicamente dai partigiani della Brigata Gramsci e della Banda D’Ercole Stalin, fino all’epilogo del 16 giugno 1944, quando a Rieti entrarono le truppe inglesi.
Lelio viveva a Monsampolo del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, ove aveva diretto per oltre vent’anni, fino al 1986, l’Istituto Superiore per l’Orticoltura di Monsampolo del Tronto. Lelio era diventato famoso in tutto il mondo per le sue ricerche di miglioramento genetico di numerose specie orticole ed era stato insignito di vari riconoscimenti. Sempre attivo e presente alla realtà del territorio, era Presidente onorario della ricostituita sezione ANPI di San Benedetto del Tronto dal 2012.
Ci lascia un altro “ragazzo del ’22”, uno di quelli che ha lottato contro il fascismo per restituire la dignità e la libertà al popolo italiano. Onoriamo la sua memoria. Grazie compagno Lelio!
L’ANPI provinciale di Ascoli Piceno esprime la più sentita vicinanza alla Famiglia e si unisce in un abbraccio di affettuoso saluto.
Pubblichiamo le parole di Fabio Rosa, del Direttivo provinciale ANPI di Ascoli Piceno, in ricordo del Partigiano Lelio.
Il prof. è stato non solo un partigiano ” vero” ma colonna portante del nostro comitato provinciale per lungo periodo almeno fino al 2010. Per molto tempo ha ricoperto il ruolo di consigliere provinciale e regionale, rifiutando la proposta di divenire presidente regionale, quando ancora questo incarico aveva una sua valenza e prestigio. Ma conoscendolo non poteva essere diversamente: a lui non interessavano le cariche ma il lavoro di squadra, non amava la ribalta, era schivo, preferiva non apparire. I suoi interventi erano però sempre mirati e risolutivi ed arrivavano puntuali solo se e quando gli chiedevamo un consiglio. Di solito su problemi spinosi o delicati da risolvere, (vi posso assicurare che nel corso degli anni abbiamo avuto tante controversie e questioni difficili, a volte anche a livello nazionale ed una volta internazionale con giornalisti tedeschi….). Lui ci accoglieva nella sua bella villa sulla colline di Monsampolo e ci ascoltava. Non amava uscire dal suo bel rifugio, meta non solo nostra ma anche di politici che da lui spesso si recavano a chiedere “lumi”. In quella casa abbiamo organizzato riunioni del comitato provinciale, quando avevamo necessità della sua lungimiranza, in quella casa ho partecipato a riunioni con Alberto Perozzi, Giannino Oddi, Giorgio De Sabbata e, ovviamente con Tito Alessandrini. Per me era un onore anche perche’ il prof. Uncini trattava tutti al suo pari: gli interessavano le persone propositive con idee che guardassero avanti, non certo la loro storia o il loro prestigio. Dalla eterogeneità di noi presenti nascevano progetti di ampia visione da realizzare, ma era sempre lui a darci le giuste certezze.
Il prof. Lelio Uncini non aveva la spocchia dell’ intellettuale di sinistra che sa tutto di tutto o peggio che pensa di avere il dono della verità o che ti guarda dall’ alto in basso. Egli aveva la semplicità e l’ umiltà dei grandi personaggi… perché lo era. Vi posso assicurare che le mie non sono frasi di circostanza. Era uomo di vasta cultura, che noi abbiamo avuto l’ onore di annoverare nella nostra Anpi territoriale. Uno scienziato nel suo settore, ma faceva e avrebbe potuto fare la differenza in qualsiasi ambito si fosse dedicato.
Aveva eloquio gentile, mai sopra le righe, garbato ma senza fronzoli, diretto, sviscerava le questioni con una capacità di analisi unica. Ci rendeva semplice qualsiasi problema, offrendo le varie opzioni con i suoi pro e i suoi contro. A quel punto era il Comitato Provinciale (a quei tempi si chiamava cosi) nella sua interezza a decidere: in quelle occasioni nessuno si permetteva di prevaricare nessuno e tutto noi consiglieri eravamo con pari dignità, dallo scienziato Lelio Uncini, allo storico, al partigiano reduce, al figlio del partigiano ucciso fino al sottoscritto, a quei tempi semplice studente e ragazzo, figlio di partigiano.
Se ho avuto modo di fare queste esperienze, se ho potuto conoscere, confrontarmi e soprattutto imparare da personaggi come il prof. Uncini, se oggi sono la persona che sono con il mio bagaglio culturale, con le mie convinzioni e con la mia cspacita critica lo devo all’ Anpi e a chi in me ha creduto, permettendomi di divenire il primo non partigiano membro nei vari direttivi comunale, provinciale, regionale, permettendomi di divenire consigliere nazionale. Non credo che un sindacato, un partito, una associazione politica o religiosa mi avrebbe potuto permettere tanto. Grazie Anpi e grazie anche a te caro prof. Uncini.
Con la tua scomparsa il nostro Anpi perde un altra sua profonda radice e accelera la sua ineluttabile trasformazione da associazione di reduci ad associazione della e per la memoria. Ma come tu sai l’ Anpi era e rimane un ente morale: spetta a chi ora ha l’ onere, ma anche e soprattutto l’ onore di presiederla onorarti con le dovute iniziative quando le circostanze lo permetteranno: sei stato un partigiano “vero”, e uomo sempre libero. Ciao prof.
Fabio Rosa
—
Inviato da Libero Mail per Android