Cosa accadde nella triste giornata del 3 ottobre 1943.
Un gruppo di giovani partigiani si trovava ai piedi del Monte Giammatura, nei pressi della Caciara, ora ricostruita. Sul monte era calato fortunatamente uno spesso nebbione che rendeva quasi nulla la visibilità. Arrivò nei pressi della caciara un gruppo di soldati inglesi, 10 o 12, fuggiti dal campo di internamento Comunanza.
Avvertirono i giovani ascolani che stava arrivando una nutrita pattuglia di nazi fascisti. Chiesero venisse loro indicata la direzione verso sud per sfuggire all’accerchiamento dei nazi fascisti. E in quella direzione si avviarono prontamente appena fu loro indicata, invitando i giovani ad allontanarsi immediatamente per evitare di essere sopraffatti.
Cosa che i giovani fortunatamente fecero. Il nebbione consentì loro di sfuggire all’accerchiamento dei nazi fascisti che stavano giungendo anche da sud dal crinale della montagna. L’altra pattuglia dei nazi fascisti proveniva invece da nord, probabilmente da Folignano. Questa pattuglia incontrò la resistenza di tre partigiani appostati su un piccolo rilievo della località “vene rosse” in un bosco lussureggiante. I tre giovani per bloccare l’avanzata del nazi fascisti si sacrificarono e soccombettero di fronte alla preponderante potenza di fuoco della pattuglia dei tedeschi. Il loro sacrificio salvò dall’accerchiamento gli altri giovani che si trovavano nei pressi della caciara e consentì loro di allontanarsi prima che fosse troppo tardi. Ora tre piccole croci di ferro ricordano il sacrificio dei tre giovani eroi: Narciso Galiè, Serafino Cellini e Alessandro Panichi.
Nel frattempo l’altra pattuglia, giunta presso la caciara, la imbottì di tritolo e la distrusse. La locale sede Ampi ha ricostruito la caciara a eterna memoria di un vicenda storica che non va assolutamente dimenticata. Così come va custodita la memoria e l’integrità del sentiero che dalla caciara conduce alle vene rosse, luogo del martirio dove tre piccole modeste croci ricordano il martirio degli eroi.