Passeggiando per le vie del centro storico di Ascoli Piceno cittadini e turisti possono imbattersi in un anacronistico e ridicolo spettacolo. Da una finestra di una torre in piazza Ventidio Basso, ad angolo con via dei Soderini, garrisce al vento, con tanto di stemma e corona, una bandiera sabaudia, mentre in corso Mazzini, presso la fontana dei Cani, le finestre di un appartamento al primo piano sono paludate da ben sei bandiere della Repubblica di Salò.
Questi due simboli, oltre al funesto periodo storico che rappresentano, hanno in comune altre particolarità. Entrambi hanno disonorato l’Italia: la bandiera dei Savoia per l’appoggio al fascismo da parte della monarchia e per la precipitosa fuga dell’ultimo regnante all’indomani dell’ 8 settembre; il vessillo dei repubblichini di Salò perché era lo stendardo di quei traditori del popolo italiano che, dopo la dichiarazione di guerra alla Germania da parte di Badoglio nell’ottobre del ’43, combatterono a fianco dei nazisti, macchiandosi dei peggiori crimini contro civili inermi, compresi donne e bambini.
Due vessilli della vergogna, sconfitti ed ammainati dalla Storia che, per pudore e decoro cittadino, dovrebbero essere rimossi da chi di dovere. (Magari la DIGOS, così solerte a Venezia nel fermare l’attrice Ottavia Piccolo perché indossava un fazzoletto dell’ANPI, potrebbe questa volta, a buon titolo, intervenire).