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15 Novembre 2023 Nessun commento »

Con i Partigiani di Colle San Marco ad 80 anni dal loro sacrificio

4 Ottobre 2023 Nessun commento »

3 OTTOBRE 2023, IL DISCORSO DI PIETRO PERINI A COLLE SAN MARCO

Buongiorno a tutte e a tutti. Porgo il benvenuto dell’ANPI a tutte le
autorità intervenute, militari, civili, religiose e a tutte le associazioni
combattentistiche e naturalmente a tutti i presenti che hanno sentito
il bisogno, in questo giorno, di salire su questo Colle. Un particolare
saluto a tutta l’ANPI Provinciale di Teramo con la quale abbiamo
stretto un legame indissolubile. Ma il saluto più caloroso da parte di
tutta l’ANPI ascolana va a voi, ragazze, ragazzi e docenti delle
scolaresche ascolane oggi presenti su questo Sacrario. Grazie,
grazie di cuore per la vostra presenza.
Oggi mi rivolgerò soprattutto a voi.
Ognuno di noi è abituato, ed ormai è diventata una consuetudine, a
dare particolare rilievo a qualsiasi tipo di anniversario quando
questo ricade nella ricorrenza del 10, 20, 25, 50 e, come in
questo caso, nell’80* ma questi nostri giovani Partigiani che
sacrificarono le loro vite per la nostra Libertà e la nostra
Democrazia meritano di essere ricordati, a prescindere dal tempo
trascorso, ogni anno, ogni mese, ogni giorno, anzi, direi che il loro
ricordo dovrebbe affiorare nelle nostre menti e farci da guida ogni
volta che ci accingiamo a fare delle cose o ad assumere
atteggiamenti che vanno contro quelli che erano i loro sogni.
Perché vedete, care ragazze e cari ragazzi, quei giovani Partigiani
hanno immolato le loro vite per dei sogni che, nel momento in cui si
fossero realizzati, avrebbero assicurato alle future generazioni
un’Italia veramente libera e veramente democratica, una Nazione
nella quale avremmo potuto far crescere le nostre famiglie in
grande serenità:
DINO ANGELINI MARCELLO GIOVANNELLI
SILVIO ANGELINI CARLO GRIFI
EMIDIO BARTOLOMEI ATTILIO LELLI
LUIGI BIONDI PIETRO MARUCCI
VINCENZO BIONDI GIACINTO NERI
PAOLO CAGNETTI ROBERTO PACI
MARIO CARUCCI ANTONIO PAGLIACCI
SERAFINO CELLINI PIETRO PAGLIACCI
NINO CIABATTONI FRANCESCO PALIOTTI
NATALE CIAMPINI ALESSANDRO PANICHI
ANTONIO COSSU ADRIANO RIGANTE’
MARCELLO FEDERICI EMIDIO ROZZI
LUIGI FERRI SALVATORE SPATARO
NARCISO GALIE’​
Questi sono i nostri Partigiani, questi sono i giovani sognatori di
quel 3 ottobre del 1943. Essi sognavano di donarci tutto ciò che il
fascismo aveva da sempre loro negato:
Sognavano di fare dell’Italia una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro e dove l’unico sovrano dovesse essere il popolo
Sognavano che tutti i cittadini avessero pari dignità sociale e
fossero uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali
Sognavano che la futura Repubblica riconoscesse a tutte e tutti il
diritto al lavoro promuovendo le condizioni che rendessero effettivo
questo diritto.
Sognavano che tutte le religioni fossero finalmente libere davanti
alla legge.
Sognavano un Paese arricchito dallo sviluppo della cultura e la
ricerca scientifica e tecnica proteggendo le proprie meraviglie
costituite dalle sue bellezze naturali, dal suo patrimonio storico e
artistico. Tutelando così l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi,
soprattutto nell’interesse delle future generazioni.
Sognavano una Nazione nella quale tutti avessero il diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e
ogni altro mezzo di diffusione.
Sognavano un Paese pronto ad accogliere uno straniero, profugo di
uno Stato che gli negasse libertà e democrazia riconoscendone il
diritto all’asilo nel nostro territorio
Sognavano un’Italia che non dovesse mai più conoscere gli orrori
della guerra, ripudiandola come strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali
Sognavano un Paese senza più corruzione nel quale funzionari e
dipendenti dello Stato e degli enti pubblici fossero direttamente
responsabili, secondo le leggi, degli atti compiuti in violazione di
diritti.
Sognavano una Repubblica che finalmente tutelasse la salute come
fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e
garantisse cure gratuite agli indigenti e, al tempo stesso, tutelasse il
lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.​

Sognavano una nuova Italia dove la donna lavoratrice avesse gli
stessi diritti e le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore
permettendole, allo stesso tempo, di poter adempiere alla sua
essenziale funzione familiare, assicurando alla madre e ai suoi figli
una speciale adeguata protezione.
Quei ragazzi non hanno mai saputo se i loro sogni si sono
realizzati, avevano dato la vita scommettendo sul futuro e sul buon
senso di chi sarebbe sopravvissuto. E furono proprio i sopravvissuti
che, mettendo da parte le loro ideologie politiche, decisero di
mettere nero su bianco i loro sogni e quelli di coloro che non
c’erano più. Così è nata la nostra Costituzione, la più bella e attuale
del mondo. In essa sono descritti uno ad uno quei sogni che sono
diventati i suoi articoli. La strada era stata segnata, non c’era da
fare altro che seguirla. Oggi sappiamo che quei sogni sono rimasti
tali, nessuno di essi si è tramutato in realtà e quell’elenco di leggi è
diventato talmente scomodo per molti che più volte abbiamo
cercato di manometterla per adattarla ai nostri scellerati stili di vita
piuttosto che applicarla con fermezza. Ma sono convinto che
proprio grazie a voi giovani Il nostro futuro e le nostre speranze non
andranno deluse perché voi saprete sempre difendere quei sogni e
finalmente tramutarli in realtà. Voi avete già capito che essi
rappresentano il segreto per far crescere i vostri figli in serenità e
nella prosperità e farete in modo che facciano parte della vostra
esistenza.
Scusate, care ragazzi e care ragazze, avevo dimenticato un sogno.
Quello di una Nazione nella quale la parola fascismo fosse bandita
per sempre, vietandone la sua riorganizzazione sotto qualsiasi
forma e che promuovesse, all’interno di qualsiasi scuola, di ogni
ordine e grado, l’insegnamento della Resistenza e della nostra
Costituzione, perché i giovani si rendessero conto dove affondano
le radici della Libertà e della Democrazia e che il loro insegnamento
costituiscono le armi più potenti che possiamo lasciare nelle mani
delle generazioni future perché sappiano difendersi dal passato.
Care ragazze e cari ragazzi, fate vivere quei sogni.
VIVA L’ITALIA, VIVA LA COSTITUZIONE

3 ottobre 1943 – 3 ottobre 2023. Ad ottant’anni dalla battaglia di Colle San Marco, una settimana di eventi per ricordare i nostri Partigiani

28 Settembre 2023 Nessun commento »

La Battaglia di Bosco Martese, a cui tutti i resistenti rendono onore

21 Settembre 2023 Nessun commento »

Ferruccio Parri la definì “la prima battaglia in campo aperto dell’antifascismo italiano a cui tutti i resistenti rendono onore”.  Un episodio destinato a cadere nell’oblio, anche per i drammi che l’occupazione nazifascista produsse al centro-nord, ma destinato a fare scuola per quell’unità di intenti che caratterizzò i più importanti successi della Resistenza non solo italiana, ma europea. Quel giorno di 80 anni fa azionisti e comunisti, forze armate e civili, italiani e stranieri combatterono fianco a fianco contro il nemico. Fu l’esordio della guerriglia partigiana italiana e, nonostante il prezzo della rappresaglia e i limiti strategici riscontrati, uno dei primi veri successi contro i nazifascisti.

“Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini” scriveva il grande scrittore portoghese José Saramago. Un giorno di 80 anni fa tra tutta questa bellezza, così lontana dal mondo lontano giù a valle, sono stati compiuti passi importanti per la libertà di tutti. Ripercorrerli è il primo passo per rendere onore ai Caduti di allora e continuare la lotta contro tutti i fascismi di ieri e di oggi.

Anche quest’anno una delegazione dell’ANPI provinciale di Ascoli Piceno parteciperà alle cerimonie di Bosco Martese. Chi vuole unirsi a noi può contattarci per andare insieme (3282077944).

12 settembre 1943 – 12 settembre 2023

12 Settembre 2023 Nessun commento »

Il12 settembre 1943 ad Ascoli Piceno avvennero una serie di scontri a fuoco contro l’esercito tedesco da parte di civili e militari italiani. Dopo gli analoghi scontri di Porta San Paolo a Roma, è questo il secondo episodio in Italia di resistenza, in campo aperto, alle truppe di occupazione germaniche.

Già nella sera dell’11 settembre cominciarono a circolare in città voci confuse di reparti tedeschi in marcia lungo la Salaria e diretti da Rieti ad Ascoli. Si parlava, addirittura, di una divisione corazzata.

I tedeschi entrarono in città il giorno successivo,  domenica 12 settembre. 

Erano circa le 10 quando, da Porta Romana, giunse ad Ascoli un reparto motorizzato che si frazionò in più gruppi. Si trattava della 2’ Compagnia autoveicoli del comando di Roma della Kriegsmarine, un’unità di servizi della Marina militare che, pur non essendo destinata a svolgere principalmente compiti di prima linea, era tuttavia dotata di automezzi blindati, mitragliere pesanti e cannoncini a tiro rapido.

Il primo attacco fu diretto contro l’allora caserma Vecchi, in corso Vittorio Emanuele: fu distrutto il centralino, disarmati i soldati e gli ufficiali, presi come prigionieri il ten. col. Perna e il cap. Camilli.

Intorno alle 11, guidati dal tenente Ludwig Hoffmann, i tedeschi si diressero verso la caserma Umberto I, in corso Mazzini, sparando e pretendendo la resa dei soldati italiani.

Il tenente Cleto Capponi, che si trovava nell’ufficio comando, ricorda che si udirono intimazioni tedesche accompagnate da qualche raffica di arma automatica, alle quali rispose immediatamente il fuoco delle armi già appositamente piazzate nella caserma, a sbarramento degli accessi. 

I tedeschi probabilmente non si attendevano una resistenza organizzata e puntavano ad una resa più o meno immediata del comando. Invece il comandante del 49° Rgt. Fanteria, il colonnello Santanchè, pur nella confusione di quei giorni, aveva organizzato la difesa della caserma. Ne seguì uno scontro violento nel quale persero la vita il sergente Leone Lepore e il sottotenente Luciano Albanesi. Nelle file nemiche trovarono la morte lo stesso tenente Hoffmann ed alcuni soldati tedeschi.

Mentre lo scontro alla caserma era ancora in corso, il reparto tedesco più numeroso, intenzionato ad abbandonare la città, si era messo in marcia verso la zona Est della città, per riprendere la via verso la costa.

I tedeschi non potevano prevedere che un gruppo di partigiani pronti ad aprire il fuoco era già posto all’altezza del passaggio al livello, mentre gli avieri erano allineati a difesa dell’ingresso della strada e sul cavalcavia della ferrovia, e semplici cittadini erano armati e appostati tra le case e sopra i tetti. 

Gli avieri di stanza alle caserme Funzionali, meglio conosciute come Casermette, erano per lo più reclute della classe 1923 in servizio da circa due mesi e a guidarli e a prendere l’iniziativa, che determinò la completa débâcle dei tedeschi giunti nel capoluogo, non furono tuttavia gli ufficiali superiori responsabili dei battaglioni ma dei semplici sottotenenti e sottufficiali di giornata presenti a quell’ora in caserma, molti dei quali appena o non ancora ventenni.

Lo scontro a fuoco, durato circa un’ora, si risolse con la resa di un centinaio di soldati tedeschi e la cattura di ben diciassette automezzi militari: un episodio, questo, più unico che raro, visto quanto stava accadendo in quei giorni alle forze armate italiane.

Nel conflitto a fuoco vi furono diverse decine di feriti e caduti, soprattutto da parte tedesca. Tra gli avieri persero la vita Gaetano Barrile, Antonio D’Urso, Giuseppe Faienza e Giovanni Verbale, tutti decorati con Medaglia d’Argento al Valor Militare. 

Una lapide, apposta sulla spalletta del sottopasso ferroviario nel quartiere dei Santi Filippo e Giacomo ricorda il loro eroico sacrificio.

A fine giornata, tra la popolazione ascolana si contarono due caduti: una giovane donna, Concetta Cafini, di 23 anni, colpita accidentalmente da una pallottola vagante nei pressi della Caserma Umberto I, e il diciassettenne Adriano Cinelli, ferito a morte davanti al Distretto da una raffica partita da un automezzo tedesco di passaggio che, qualche istante prima, era stato fatto segno al fuoco dei civili. Entrambi sono ricordati con due lapidi apposte sulla facciata dell’ex caserma Vecchi, di fronte ai giardini comunali, in corso V. Emanuele.